Oggi che la grafica abbonda in virtuosismi formali e un pò meno in 'contenuti', mi sembra importante prestare attenzione alla grafica militante, intesa come strumento d’intervento politico, come veicolo virale di protesta e rivendicazione.
A questo proposito ho scelto un manifesto palestinese che colpisce prima di tutto da un punto di vista estetico, per sintesi e pulizia formale. Ti cattura con il rosso e concentra il suo messaggio in un’icona: di sicuro non si parla addosso, vuole invece ‘comunicare’.
Il testo dice: “Sciopero della fame. Lo stomaco come mezzo di resistenza”. In effetti sulla fionda al posto del sasso (richiamo all’Intifada, simbolo della resistenza Palestinese) c’è uno stomaco. Si esorta a una lotta non violenta. L’arma di protesta è ancora il proprio corpo: lo stesso corpo che è fatto oggetto di soprusi, può diventare testimonianza e motore della rivolta.
Veniamo alla protesta: i prigionieri politici palestinesi hanno portato avanti uno sciopero della fame per manifestare le condizioni disumane nelle carceri israeliane, in particolare di chi viveva in isolamento da un anno.
Lo sciopero è terminato il mese scorso quando si è raggiunto il noto accordo per la liberazione di un migliaio di palestinesi in cambio del rilascio di un soldato israeliano (sbalorditivo il rapporto 1: 1000, per i nazisti era 1:10 no?)
Se vi interessa guardare altre grafiche palestinesi:
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