lunedì 15 dicembre 2014
Troppo Lontano
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venerdì 12 dicembre 2014
Il Blackout di Blu
Hanno cancellato le opere di uno dei miei artisti preferiti, e io sono
felicissima.
photo: Patate&Cipolle |
Non so quante
volte sono passata e ripassata a guardare quei muri a Berlino, e ora non potrò
farlo mai più. Da Blu al nero totale. Cos’ho tanto da sorridere allora?
La cancellazione
di un’opera può essere un’opera d’arte ancora più grande. Non mi credete?
Qui non si tratta
delle solite stronzate di un Comune che imbianca la Street Art o i Graffiti –senza
neanche riuscirci e lasciando imbarazzanti aloni sui muri. Questi murali sono
stati coperti da un collettivo (?) vicino a Blu, e con il suo consenso. E perché?
Perché in quell’area verrà costruito un complesso residenziale che avrebbe
goduto di una vista privilegiata sulle opere e di un prezzo pompato proprio a
causa di questa speculazione.
Il colmo per un artista
che da sempre lotta con gli occupanti e dipinge gratis gli squat per salvarli
da demolizione o evacuazione.
photo: http://www.nerdcore.de/ |
Insomma ricoprire
le opere è stato un gesto pieno di senso, una performance politica, estetica e
concettuale: un bel dito medio alle agenzie immobiliari e una denuncia
della gentrificazione che anche a Berlino pare inarrestabile. Ora è tutto nero, l’arte è a lutto.
Quello di Blu sembra proprio un black-out: un atto che destabilizza, rompe una falla nel sistema. Si e' spenta un'opera che non poteva piu' comunicare.
Ma invece di disperarci
o fare i nostalgici, abbiamo l’occasione di protestare insieme a lui. Il
sacrificio è di tutti: ci priviamo di un’opera che amiamo, per lanciare un
messaggio piu’ grande. Mi sembra il minimo se la posta in gioco è alta, mi
sembra il minimo se vogliamo lottare. Le rivoluzioni non amano la nostalgia, non guardano indietro ma avanti… Possiamo permetterci di perdere questa e altre migliaia di opere d’arte,
pur di prenderci il futuro.
Ecco perche' sorrido: è tornata l'arte
militante!!
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venerdì 5 dicembre 2014
Oggi Google mi ha chiesto di rimanere incinta
La notizia e' questa:
Secondo Google per me
sarebbe giunto il momento di massimizzare le mie possibilità di rimanere
incinta con un test di ovulazione digitale.
Un annuncio pubblicitario appena comparso sullo schermo mi ha fatto sorgere un paio di riflessioni -e ora mi sfogo con voi! Abbiate pazienza, sono ancora al secondo giorno di ciclo, ma poi passa…
- Nonostante possieda tutti i nostri dati,
Google non sa proprio un cazzo della nostra vita.
- (Forse conseguenza di questa incapacità d’interpretazione
dei dati) il sistema preferisce plasmare la società (le persone) sui
modelli di business, anziché il contrario. Come dire: facciamo entrare la vita
con tutta la sua molteplicità di sfumature, con tutta la sua complessità di
forme e dimensioni, con la sua infinita varietà di profumi.. dentro un
gigantesco tritacarne per farne tanti identici hamburger. Non sarà un caso se oggi
le hamburgherie vanno per la maggiore!
- Questo modello di
marketing stereotipato, a cui dobbiamo corrispondere, vuole ad esempio che: se una
voce del database è di sesso femminile, ha 28 anni di età e lavora, beh sarebbe
ora che entrasse nel sottoinsieme 'consumatrici di abiti da sposa e libri di
torte' o almeno in quello 'clienti di Chicco, Plasmon e Peg Perego'. Il femminismo ha
ancora tante, troppe battaglie da fare.
- Quindi Google mi
ha proposto a tutti gli effetti di rimanere incinta. Ma allora mi chiedo:
non è che Google è il principe azzurro per caso? Quello di cui parlava la
Disney? In effetti ha quest’aura di onnipotenza fallica..
“Claire, io ti conosco come non ti conosce
nessuno,
e starò con te per sempre, da quando leggi le mail al mattino
a quando
ti addormenti su youtube la notte…
ti prego fai un bambino per me!” Google
Insomma, o il
principe azzurro o solo un altro che vuole fotterti.
E non dico nemmeno
che Google sia più stronzo di tutti gli altri con cui ho rischiato di fare bambini,
dico solo che tanto con l’uno quanto con gli altri continuerò ad usare le mie precauzioni! Occhio anche voi ;-)
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