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mercoledì 24 luglio 2013

Creazina



Sono in uno di quei momenti della vita che non sai come, il tuo corpo fa le cose da sé: tipo si alcolizza, va in giro, vede gente, lavora, scrive, bestemmia, prende treni... Insomma fa tutto il suo dovere anche senza di te. E tu sei un pò perplesso perché dici 'ma com'è possibile che il mio corpo vada avanti anche senza di me??'

Ebbene, il mio corpo ha anche iniziato a collaborare con una webzine veramente interessante: Creazina. Mi fa un pò sorridere perché è una rivista legata allo IED di Roma, mentre io vengo da Via Zamboni 38, ma Creazina mi ha accolto alla grande e già mi sento a casa.

Questo è il primo articolo. Si parla di Squadro, la stamperia d'arte/galleria più figa che c'è.
Anche i ragazzi di Squadro mi hanno accolto alla grande, tanto amore per loro!

Insomma ecco qua, il nostro corpo può fare tante di quelle cose in totale autonomia, come se niente fosse...

Uhm -.- forse adesso comincio a capire gli eventi di questi ultimi mesi, vabè. 

martedì 29 novembre 2011

Stomaco di resistenza

Oggi che la grafica abbonda in virtuosismi formali e un pò meno in 'contenuti', mi sembra importante prestare attenzione alla grafica militante, intesa come strumento d’intervento politico, come veicolo virale di protesta e rivendicazione. 

A questo proposito ho scelto un manifesto palestinese che colpisce prima di tutto da un punto di vista estetico, per sintesi e pulizia formale. Ti cattura con il rosso e concentra il suo messaggio in un’icona: di sicuro non si parla addosso, vuole invece ‘comunicare’.

Il testo dice: “Sciopero della fame. Lo stomaco come mezzo di resistenza”. In effetti sulla fionda al posto del sasso (richiamo all’Intifada, simbolo della resistenza Palestinese) c’è uno stomaco. Si esorta a una lotta non violenta. L’arma di protesta è ancora il proprio corpo: lo stesso corpo che è fatto oggetto di soprusi, può diventare testimonianza e motore della rivolta.
Veniamo alla protesta: i prigionieri politici palestinesi hanno portato avanti uno sciopero della fame per manifestare le condizioni disumane nelle carceri israeliane, in particolare di chi viveva in isolamento da un anno. 
Lo sciopero è terminato il mese scorso quando si è raggiunto il noto accordo per la liberazione di un migliaio di palestinesi in cambio del rilascio di un soldato israeliano (sbalorditivo il rapporto 1: 1000, per i nazisti era 1:10 no?)     



Se vi interessa guardare altre grafiche palestinesi: