Weeks and Whitford a Palazzo Bembo |
Hybrid body - poetic body
Una collana di cuori. Cuori di vacca su raso rosso.
Ma torniamo indietro (sulla soglia) a quell'odore. Vino, cannella forse. L'aria è pesante, dolce... appassita.
Morsi di mela.
Rose decapitate.
Giorni di prigionia.
Si è consumato qualcosa qui...
-è sangue quello?
Lui lavora. Lavora senza sosta. Lui porta le corna. Si sfrega il corno, lui. Un cerchio magico... il luogo sacro dove tutto ha inizio? Ma lei ne è fuori mentre infila i cuori trafitti.
Trofei. Come teste d'animale
imbalsamate sopra i caminetti. Cadaveri. Un massacro di tacchi a spillo. Pazza, diranno, masochista. Il rifiuto fa più male.
End
Perché -a mio maldestro parere- quella a cui ho assistito non è una performance (da body art)? Parlo un pò a vanvera, perché non ho visto tutta la serie "wearing the horns", ma direi perché non c'è vita vera ma rappresentazione simbolica. Un dramma progettato a tavolino, col quale né il pubblico, né il luogo interagiscono significativamente. Non c'è pericolo di interferenza che non sia lo squillo di un telefonino. Non ci si assume nessun rischio. Certo i cuori sono reali, l'odore e poi il tanfo lo sono. Ma ecco, sembra più del teatro contemporaneo, con una scenografia barocca.
Troppo artificio può nascondere la verità istintiva e innovativa del corpo. Non vi pare?
Ecco perché avrei voluto vedere lei a Venezia, ma mi è sfuggita!
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