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domenica 21 ottobre 2012

ZEF

Zef secondo i Die Antwoord 
"Die antwoord are a fre$, futuristik, flame-throw-flow-freeking,
 zef, rap-rave krew from da dark dangerous depths of Afrika"

A quanto ho capito la parola zef è più o meno l'equivalente afrikaans di kitsch

I Die antwoord (in afrikaans: La risposta) sono un gruppo che ha decisamente saputo farsi notare. I tre (2 vocalist identificati e un produttore misterioso) vengono dal Sud Africa (un po' come tutti noi, visto che i nostri bis bis...bisnonni habilis e sapiens sapiens erano di lì). 

Quanto all'afrikaans (lingua in cui la band scrive, insieme all'inglese) è in un certo senso un pastiche linguistico che si è formato a partire da dialetti olandesi, il parto meticcio di un lungo processo di colonizzazioni.
La parola zef viene dalla contrazione di Ford Zephyr, l'auto più usata dalla classe operaia bianca tra gli anni '60 e '70 (per questo qualcuno la traduce con popolare o comune).
Ad ogni modo il termine, una volta preso in prestito dal gruppo, si è caricato di un'ulteriore valenza estetico-culturale, dando nome a un movimento, uno stile.
Zef is..
 Ninja: "South African slang term that describes a unique South African style which is modern and trashy and also includes out-of-date, discarded cultural and style elements"
Yolandi: "It's associated with people who soup their cars up and rock gold and shit. Zef is, you're poor but you're fancy. You're poor but you're sexy, you've got style."
Jack Parrow: "It's kind of like Posh, but the opposite of Posh"
un'ispirazione: la fotografia di Roger Ballen
Quello che colpisce dei Die antwoord non è (sol)tanto il genere musicale, quanto l'estetica nel suo complesso. Il loro zef è kitsch, freak,  pop, hip-hop, rave, street, hardcore, trash, fashion, horror, cartoon e chi più ne trova, più ne goda. 
I video sono davvero una componente essenziale dei loro brani, e infatti è il gruppo stesso a idearli.

Leon Botha (4 giugno 1986 - 5 giugno 2011)
In particolare Ninja non è solo un rapper e produttore attivo dal '95, ma anche un artista visivo. Ha codiretto molti dei videoclip, curando persino costumi, body painting e coreografie. Suoi anche graffiti e ambientazioni. Suo stretto collaboratore è stato l'artista connazionale L.E.O.N. (learning element of nature), presente anche nel video Enter the ninja, scomparso nel 2011 all'età "mentale" di 26 anni (era affetto dalla Progeria).
Evil boy




Cosa vi sembra questo zef? Banale postmoderno o un genuino local kitsch? Una controcultura o una montatura? Siamo così abituati al pubblicitario, che ormai tutto ci sembra fatto ad arte, artefatto. Ma certo è che il miscuglio (di culture, stili, lingue...) è la reale condizione contemporanea - del Sud Africa per motivi storici, ma anche di tutti noi che se non altro viviamo e ci nutriamo in rete.




Vi saluto con due riferimenti: 
1) Questa è l'opera che ha ispirato la scena della visita ginecologica di Lady Gaga in Fatty boom boomE` di un illustratore sudafricano, Anton Kannemeyer, anche lui non poco provocatore.


2) Visto che abbiamo già trattato di tatuaggi che hanno un senso (anche se poi questo blog viene trovato su google quando cerchi "tattoo ali d'angelo", che tristezza!) spendiamo due parole sui tatuaggi di Ninja. Guardatevi questo documentario sulla gang Numbers, girato in un carcere sudafricano. I tatuaggi del rapper ricalcano lo stile gangster (come se già non facesse abbastanza paura).


Piaciuto?

giovedì 12 gennaio 2012

Sulle ali di Caneda

Caneda, Neda, Cano, sempre di lui parliamo. Writer prima, rapper poi.

Oggi persino animale da museo: da tempo infatti è passato alla tela con grande successo, sia perché i suoi lavori sono davvero interessanti e sia – secondo me - perché critici, galleristi e collezionisti ci vanno a nozze con i talenti di strada. [C’è chi gioca al Warhol con Basquiat, e chi sa bene come far cash. EXIT THROUGH THE GIFT SHOP ha reso alla grande l’idea, e inevitabilmente fomentato ancora di più la moda. Chiusa parentesi].

Proviamo a volare insieme a Caneda, che con le ali è proprio fissato: “L'angelo da un'ala sola”, “La farfalla dalle ali bagnate”, “Icaro”, “Posso volare”, “Non volo più” sono titoli e concept dei suoi brani. Si tratta di ali storpie, ali rovinate, ali che non volano dritto o non ce la fanno ad arrivare abbastanza in alto. In potenza c'è tutto, l'anelito non manca, ma qualcosa è andato storto.
C'est la vie, siamo imperfetti.  

Come Pinocchio. Date un ascolto a La promessa di Pinocchio. Vi piace? Mi ha
 sempre fatto tenerezza questo burattino che vorrebbe ma non ce la fa, e inciampa in promesse più grandi di lui. Gli manca tanto così per diventare vero (ma poi che significa essere un bambino vero?) eppure...
Siamo tutti sulla stessa barca -o meglio, dentro al pescecane: nessuno può indicarci il modello da seguire se la stessa fata turchina, stufa dei propositi di una testa di legno, si è dileguata. Ci fanno sentire asini perché tiriamo ostinati da un’altra parte, e ci vogliono asini, bestie da soma.
Che ne sarà di noi che non siamo legna da ardere, ma che finiremo comunque cenere? Caneda ha detto la sua, cercando di non mentire.

Passiamo alle tele che potete trovare sul sito di Cano16k, insieme a refusi ed errori grammaticali (non diversamente dalla fan page di Facebook). Dispiace, anche se il tocco sporco fa tanto strada.
C'è molto rosso in queste opere, sangue e bagliori di luce, movimento. Simmetrie da test di Rorschach. Informale, action painting. Si definisce figurativo, io direi "concreto". Nel senso che le sue 'figure' non sono state stilizzate, sintetizzate (astratte) ma sono esattamente così come le ha sentite e create. Sono figurative perché c'è comunque un "soggetto". 


Inutile fare rilievi formali perché le foto sono piccole e non ho ancora visto i suoi lavori dal vivo.  Mi soffermo su una serie in particolare, Samara, perché trovo interessante la fonte di ispirazione, cioè il lavoro di Alix Lambert. Il suo documentario Mark of Cain meriterebbe un post a sé [e prima o poi devo farlo un post sul tema delle prigioni]. Dovendo sintetizzare, l'autrice indaga la subcultura dei tatuaggi nelle carceri russe. Sono gli stessi detenuti a spiegare il significato dei simboli sulla loro pelle, a narrarci la loro vita e con essa, quella di un mondo a parte.




Sono stanca, ho la schiena a pezzi e fra qualche ora devo ricominciare a scrivere, ma per "lavoro". Devo proprio buttarmi a letto! Forse ho fatto troppe omissioni, e troppi salti qua e là. Almeno ora non si dirà "Caneda è quello che stava con la Dogo Gang"! 
Fate bei sogni