lunedì 5 maggio 2014

Selfie post mortem

[Ultimamente ho pubblicato cose senza pretese, cioè senza nemmeno la pretesa che qualcuno le leggesse. Questo invece è un post stile vecchi tempi e lo dedico a chi col suo commento mi ha fatto tornare la voglia di scrivere (di pensare).]

Non avete anche voi l'impressione che, proprio nell’era della connessione, soffriamo di una qualche forma di autismo 2.0? E uso la parola autismo in senso etimologico .


Magari facciamo un passo indietro. Potremmo dire che la specie umana è egocentrica (antropocentrica) per costituzione. Non dimenticate che per millenni abbiamo preteso che il sole girasse intorno a noi, e che gli dei fossero fatti come gli uomini (o noi come loro). Quindi ok, l’egocentrismo ognuno di noi ce l’ha nel DNA. Ce lo dice anche la psicologia dell'infanzia: nasciamo egocentrici. Ma credo che l’individualismo promosso dalla nostra società (leggi economia) povera di collanti etici e di ampie visioni filosofiche l’abbia incentivato. E che il mondo digitale gli abbia tolto un pò di 'realtà' da sotto i piedi, radicalizzandolo.

Anche dire che il Narcisismo sia sempre esistito è un truismo, visto che gli presta il nome un mito greco. Ma al dispositivo dello specchio oggi se ne sono aggiunti innumerevoli. Con questi iDispositivi l'immagine di Narciso si riflette in modo esponenziale, e se ci aggiungete i filtri di instagram, questo Narciso non riesce più a smettere di farsi le pippe sul suo stesso autoscatto.

Il selfie è per gli altri o per sé stessi?

La mia umile teoria (e qui torniamo all'autismo) è che i nostri autoscatti non siano un esporsi all'altro, non abbiano cioè come 'intenzione' quella di mostrare agli altri ciò che si è, ma piuttosto di mostrare a noi stessi come saremmo per gli altri. 
Ma se sviluppassimo ulteriormente quest'ipotesi iniziale?
Il selfie sono io come se mi vedessero gli altri (ma solo se gli altri vedessero come pretendo io, cioè se gli altri fossero come li vedo io) quindi pilotando il selfie posso cambiare (migliorare) l'immagine che io e gli altri abbiamo di me (perché in fondo assumo che gli altri sappiano e vogliano mettersi al mio posto). Alla fine questi altri non sono che una mia proiezione, il pubblico principale resto io, ed è il mio sguardo (su di me) che conta. Tutto resta all'interno del sé.


Nei social networks siamo come tante piccole monadi, se mi consentite di abusare di Leibniz (poverino, che ne poteva sapere lui di facebook?!). Secondo la mia azzardata Monadologia della rete, al mondo virtuale manca la res estensa, la corporeità come campo intersoggettivo in cui io e te ci ritroviamo e possiamo condividere. Manca la percezione come contatto tra un io e l'altro. Una volta ridotti a entità rappresentanti, nella rete siamo irrimediabilmente soli e finiamo per essere entità autorappresentanti. Anche il mondo esterno è un'autorappresentazione (pensate alla vostra home di facebook, la vostra personale finestra sulle altre monadi). Se tutto è (mia) rappresentazione, se spazio e tempo sono solo miei concetti, perché non riplasmare questa rappresentazione ad libitum??

Al dilemma ontologico "esisto nel mondo digitale?" rispondiamo con un autoscatto. "Selfo quindi sono", con buona pace di DescartesE come in Second Life, già che ci siamo ci cambiamo un pò il modo di esistere. C'avevate mai pensato che la scelta di un Avatar è in fondo un'opzione metafisica?

E se il nostro mondo culturale diventa sempre più visuale (persino i quotidiani oggi sembrano delle gallerie fotografiche con qualche slogan) anche la costruzione della nostra identità passa attraverso le immagini. Per usare una metafora anni '90, oggi siamo il nostro album di foto, più che il nostro diario segreto. Creare una ‘narrazione’ del sé (e per il sé) somiglia sempre di più a creare dei moodboard

E quindi torniamo all’autoscatto. Cosa distingue il selfie dall'autoritratto


Ho fatto una rapida carrellata mentale (e per esempio mi sono accorta che quelli di Schiele somigliano a dei Selfie per come l'artista posa con le mani e le espressioni...) ma ecco, mi pare che ciò che differenzia l'autoritratto sia l'intenzione: la ricerca di autenticità/profondità. L'autoritratto è l'esito di un'esplorazione di sé. Apre a qualcosa, implica uno sguardo 'altro', lo 'scarto' dall'apparenza immediata.

Il linguaggio dei social invece non trasfigura mai, al contrario banalizza. Non squarcia nessun velo, piuttosto dà a qualunque messaggio la stessa patina e così facendo lo depotenzia.


Inoltre l'autoritratto della tradizione era un oggetto materiale che si muoveva nel mondo reale, fosse esso un quadro, un disegno, un video o una fotografia. Era fatto per il pubblico là fuori, per un tempo che era quello condiviso, addirittura per durare anche nel futuro.

 Quanto dura un selfie nell'intenzione dell'autore? E cosa ci mostra del soggetto? Del suo strano pubblico poi abbiamo già parlato...

Ma ehi, non volevo angosciarvi! E comunque tutto passa e c'è pure chi questo cambiamento lo vede già in atto e lo battezza #normcore (il mio scetticismo viene dalla convinzione che cambiamenti di questo genere non avvengano alla velocità della moda, ma ne riparleremo).
Magari i nostri selfie un giorno faranno l'effetto che oggi ci fanno le fotografie post mortem dell'epoca vittoriana. 
Creeeeepy

[ecco, ora sì che vi ho angosciato! ma se qualcuno è davvero arrivato fin quaggiù, è pregato di avvisarmi così almeno lo ringrazio!]


14 commenti:

  1. io ci sono arrivata! :) Roland Barthes parlando di ritratto fotografico (e non di selfie) diceva: "Davanti all’obiettivo, io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si che creda che io sia, quello che il fotografo crede che io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte." figurati nel #selfie ...non è solo egocentristo e narcisismo... c'è molto più della natura umana dietro! PS: ti consiglio di leggere "Autoritratto, psicologia e dintorni" e "Il corpo adolescente. Percorsi interdisciplinari tra arte e psicologia" entrambi di Stefano Ferrari!! ciao cipollota :*

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  2. Grazie degli spunti! E hai ragione c'è molto di più, sia per la complessità di ogni fenomeno umano che per i molteplici livelli di indagine (io ho tentato quello filosofico, ma i pv psicologico, sociologico, antropologico, biologico, semiotico, neurologico direbbero ancora altro). Ecco perché mi pare interessante portare i topic 'social' fuori dalla dimensione dei social. baci alla cipolla ;-)

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  3. brava patata orgogliosa:*

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    1. sono orgogliosa perché ho fatto tutto sto casino solo perché uno mi ha commentato che ho perso lo smalto?? ahahaha yes I am! :-) non vedo l'ora che qualcuno mi dica che non so più cucinare ;-)

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  4. Complimenti! grande articolo. Per fortuna, c'è chi riflette su sti fenomeni. Grazie per la piacevole lettura! autismo 2.0 senza ombra di dubbio.

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    1. Grazie a te per la tua attenzione e il tuo commento. Alla prossima ;-)

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  5. Davvero favoloso questo articolo, la cosa più stimolante per me è il parallelismo autoritratto selfie che induce un gran numero possibile di riflessioni: in fondo sono diversi forse è vero nelle intenzioni e nella profondità, ma forse questa differenza è ciò che caratterizza oggi la nostra società, velocità celebrazione di se stesso come individuo anche quando non c'è niente da celebrare. Semplicemente secondo me la differenza è che nei selfie l'autore quasi sempre non è un'Artista!!ciao e ancora complimenti

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    1. Già, mi trovi d'accordo! E questo celebrare, questo simulare del poser mi fa pensare alla figura del mimo. Solo che sono abbastanza sicura che le azioni del mimo siano rivolte a me (spettatrice di una finzione condivisa), mentre per il selfie ho ancora dei dubbi ;-) Grazie mille per avermi letto e commentato! Alla prossima

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  6. Avrei dovuto fare il mio commento tempo fa!! Complimenti!! La mia ragazza, al secondo anno di filosofia, l'ha trovato magnifico e stimolante. Ci auguriamo che farai strada, di certo l'orgoglio e le c******i non ti mancano! A presto.

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    1. Ma grazieee, mi hai appena fatto il pieno di energia per scriverne altri! E l'apprezzamento di una collega vale doppio ;-) ringrazia anche lei.
      Alla prossima.

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  7. L'ego non sarà proprio ciò che muove il mondo tout-court, ma di sicuro è quanto più motiva le persone ad alzare il culo dal divano. Senza egomania non si crea e non si distrugge nulla. Non sei d'accordo? Nei social non è diverso a mio parere: te stessa col tuo blog, io col mio piccolo commento, proiettiamo sulla rete il nostro ego, la nostra parte migliore, ciò che vorremmo gli altri vedessero. Alcuni vogliono mostrare la propria ironia, altri il loro acume, o la loro cultura musicale... la maggior parte, specialmente tra i più giovani, mette in mostra quel che di sè ritiene più appetibile agli altri: tette culo faccino addominali baffi ecc. Una sorta di "struscio" virtuale insomma. Il mio piccolo contributo alla tua analisi è: non giudicarli troppo aspramente solo perché tu "strusci" in modo diverso! Ciao Chiaretta, ti commento anonimo così mi diverto a vedere quanto ci metti a capire chi sono (il mio modo di "strusciare" suppongo).

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    1. Grazie del contributo, più empatico del mio :-)
      Certo che sono d’accordo, non ti dico quanto mi costa il mio di ego (ma siamo tra i 50 e i 100 euro a seduta). I social media sembrano fatti apposta per alimentare il falso sé -che a sua volta alimenta ansie, desideri, in poche parole consumi. E chissà se funziona analizzarli e scriverne utilizzando i loro stessi canali… In fin dei conti non si esce mai dalla caverna di Platone!

      p.s. spero tu sia la stessa persona con cui “strusciavo” ieri dal Jappo, così ti vorrei ancora più bene!

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    2. L'empatia c'entra poco... è solo un po di amara joie de vivre. Se Bukowski avesse potuto vedere, credo fermamente avrebbe scritto in merito: postate i vostri selfie troiette, metteteci più scollatura di quanto facebook vi permetta.. durerà un attimo il sussulto dei cani giovani e dei vecchi sporcaccioni, ma voi fra trent'anni almeno avrete il ricordo di com'erano le vostre tette di ragazzina.
      Mutatis mutandis per quanto riguarda i guaglioncelli, non voglio apparire maschilista.
      Sic transit gloria mundi.
      ps: No no... sei fuori strada.

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    3. Mi hai fatto venire voglia di scrivere un dialogo di commenti anonimi!

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